Correva l’anno 1982.
L’anno dell’Italia campione del mondo, per intenderci.
Alla fine di quell’anno (a partire dal 22 dicembre) esce nelle sale Attila flagello di Dio, per la regia di Castellano e Pipolo e con protagonista assoluto Diego Abatantuono.
Stroncato dala critica e fallimentare al botteghino, diventerà presto un film di culto – come capitato per tanti dei film non esattamente autore di quei decenni, dalla commedia sexy all’italiana poi rivalutata da Tarantino (assieme ai poliziotteschi) al filone trash degli anni ’80.
E così 40 anni dopo il mattatore assoluto Abantantuono – che in Attila è il “terrunciello” Attila aka “A come atrocità, doppia T come terremoto e tragedia, I come ira di dio, L come laco ti sangue e A come adesso vengo e ti sfascio le corna!” – parla del film e dell’ipotesi di un remake.
“Attila ero io. Sul copione si indicava solo cosa sarebbe successo, ma nella sceneggiatura del film non c’era una sola battuta scritta. Improvvisavo tutto”: ha raccontato Abatantuono nell’intervista rilasciata a ‘Il Messaggero’.
E sull’ipotesi di un remake, Abatantuono è parso abbastanza categorico:
“È una questione di rispetto per se stessi. Io non faccio tutto quello che mi chiedono di fare. Alla mia età non farei mai Attila cinquant’anni dopo. Proporre una buona idea è facile, fare un bel film è un altro paio di maniche. Preferisco fare meno cose, ma che abbiano una dignità”.
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