Cinema e Serie Tv

Fernanda Wittgens, la storia vera della direttrice di Brera che ha ispirato il film Fernanda

Diretto da Maurizio Zaccaro, Fernanda è un film che viene trasmesso dalla RAI con l’obiettivo di elogiare le donne che hanno avuto un valore nella nostra storia. Si inserisce dunque nel filone cinematografico delle pellicole al femminile, tra nomi quali Margherita Hack e Alda Merini.

Il regista ha voluto dare voce a questo personaggio creando “una storia di affermazione femminile, Resistenza, impegno civile, sacrificio per l’arte e per le vite altrui” e cercando di produrre fedelmente la vita della prima direttrice donna di un museo. Inoltre, secondo Zaccaro, la pellicola è anche una “splendida occasione per raccontare Arte e Bellezza come uniche armi possibili contro guerre insensate, orribili stragi e devastazioni”.

Girato tra Roma, Civitavecchia e Milano, nel cast troviamo Eduardo Valdarnini, Maurizio Marchetti, Valeria Cavalli, Francesca Beggio e Lavinia Guglielman  che accompagnano l’attrice protagonista, Matilde Gioili (conosciuta per il ruolo di Giulia in Doc) che interpreta Fernanda Wittgens.

Ma chi era Fernanda Wittgens?

Fernanda Wittgens nasce a Milano nel 1903 e grazie ai suoi genitori, in particolare al padre che è stato un professore di lettere, cresce con l’amore per l’arte.

Dopo essersi laureata in lettere a sua volta e aver insegnato storia dell’arte ai licei milanesi Parini e Manzoni, la giovane donna viene assunta, nel 1928, per lavorare da Brera, dal direttore Ettore Modigliani. Quest’ultimo ne riconosce il potenziale e notando la sua passione oltre che preparazione per quanto riguarda il mondo dell’arte, Fernanda ottiene il posto di ispettrice della pinacoteca di Brera. Qualche anno dopo, nel 1940, assume il ruolo di direttrice divenendo la prima donna ad occuparsi della direzione di un museo.

Il suo nome però è legato all’importante lavoro che attuò negli anni della Seconda guerra mondiale, infatti Fernanda Wittgens riuscì a salvare le opere della pinacoteca dalla distruzione  fascista e dai bombardamenti perpetrati dai nazisti stessi. Inoltre, fu artefice della fuga in Svizzera di alcuni ebrei perseguitati.

Nel 1944 venne condannata a quattro anni di carcere, ma l’imminente fine della guerra favorì la sua scarcerazione e la liberazione di Modigliani, precedentemente condannato. Al suo fianco, collaborò per la ricostruzione della Pinacoteca che venne riaperta nel 1950. Nel frattempo divenne soprintendente di alcune gallerie d’arte lombarde ed ottenne numerosi riconoscimenti dal comune di Milano. Morì nella sua città nel luglio del 1957.

silvia.r

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