Fabri Fibra condannato a pagare 70mila euro a Valerio Scanu: il testo di “A me di te” con le frasi incriminate

Condanna per diffamazione a Fabri Fibra: ecco l’estratto del brano “A me di te” che ha spinto Valerio Scanu a fare causa.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giorno, il rapper Fabri Fibra è stato condannato a versare un risarcimento di 70.000 euro a Valerio Scanu per averne leso l’onore attraverso il testo della canzone A me di te, contenuta nell’album Guerra e Pace, pubblicato nel 2013.

Il procedimento civile giunge dopo una precedente sentenza penale del 2015, emessa con rito abbreviato, nella quale l’artista era stato già riconosciuto colpevole di diffamazione. All’epoca il giudice dispose una multa di 600 euro e una provvisionale di 20.000 euro a favore della parte lesa. Tuttavia, la vicenda giudiziaria si è protratta anche in sede civile, dove la richiesta di danni non patrimoniali ha condotto alla nuova e più sostanziosa condanna.

Il brano incriminato contiene un testo esplicitamente offensivo, in cui Valerio Scanu viene citato con allusioni volgari e denigratorie (sebbene non sia mai fatto il suo nome esplicitamente, i riferimenti all’artista sardo ex vincitore di Amici sono abbastanza chiari – tra citazioni a sue canzoni e storpiature del suo nome).

Di seguito, il passaggio testuale incriminato, riportato integralmente (si tratta della prima strofa):

“Vento in poppa, come un veliero
Vengo in bocca, come a V******
Che in verità è una donna, a me sta bene, il mondo è vario
Vladimiro era invertito, un travestito al contrario
‘Davvero?’ Certo, l’ho visto a Porto Cervo
Esplodevo come a Chernobyl, dopo il suo concerto
Eravamo nel suo camerino a bere vino, io l’ho spinto in bagno
Lui m’ha detto: ‘In tutti i mari, in tutti i laghi, non capisci, mi bagno’
Con una corda l’ho legato sul divano
Lui mi ha detto: ‘Questa corda mi ricorda il mio compagno
Di scuola media, si chiamava Massimo, chiavava al massimo
Una media alta, mi inculava come i mass media’
Io ho risposto: ‘Complimenti’, gli ho abbassato i pantaloni
E sotto aveva un tanga e quattro assorbenti
Giù le mutande, liquido fuori da questo glande
Tira su tutto come le canne, mi sono fatto Valeria Scanne”

Il tribunale ha riconosciuto nella strofa un contenuto lesivo della reputazione dell’artista sardo, utilizzando immagini a sfondo sessuale per umiliarlo pubblicamente. La sentenza sottolinea la mancanza di finalità satiriche o artistiche che potessero giustificare l’uso di tali espressioni, configurando invece un attacco personale gratuito.

La vicenda solleva ancora una volta il tema dei limiti della libertà di espressione nell’ambito artistico, soprattutto quando l’identità di una persona reale viene coinvolta in modo diretto e offensivo.

E ci si chiede cosa ne sarebbe stato di Fabri Fibra e della sua carriera (e probabilmente del rap in termini assoluti, dove l’attacco personale è all’ordine del giorno) qualora tutti gli artisti coinvolti in testi più o meno offensivi avrebbero deciso di denunciare / denunciarlo.

(Il pensiero va alla showgirl citata – per altro con nome e cognome – per andare “in giro a fare orgie con lo sguardo sempre fatto”, giusto per citare una dei tanti attacchi personali di Mister Simpatia).

(Da segnalare, infine, come in migliaia si siano fiondati sulla canzone, anche a giudicare dai commenti ai margini: alla fine, bene o male basta che se ne parli).