Il futuro della Chiesa non si decide solo sotto gli affreschi della Cappella Sistina. A Roma, infatti, prima ancora che le porte di Casa Santa Marta si chiudano sul prossimo Conclave, si muove una rete invisibile di influenze, cene riservate e incontri carbonari che non passano dal Vaticano, ma attraversano i salotti austeri della nobiltà papalina. In questo teatro, una figura spicca su tutte: la principessa Gloria von Thurn und Taxis.
Ex regina del jet set europeo, punk ribelle con cresta negli anni ’80 e oggi vestale della Messa in latino, Gloria ha trasformato il suo palazzo a pochi passi da Piazza di Spagna in una sorta di “ambasciata spirituale” per i cardinali conservatori. Secondo quanto riportato dal Times e confermato da diverse fonti vaticane, tra gli ospiti abituali delle sue tavole vi sarebbero nomi pesanti come il cardinale Gerhard Müller e l’americano Raymond Burke: colonne del fronte più tradizionalista della Chiesa, orfani della linea di Benedetto XVI e oggi in cerca di un nuovo papa “restauratore”.
Chi è Gloria von Thurn und Taxis? Nata Gloria Prinzessin von Schönburg-Glauchau, figlia di un conte e di una contessa, sposò a vent’anni Johannes von Thurn und Taxis, capostipite di una delle dinastie più ricche d’Europa. Gloria, vedova a soli 30 anni, ha attraversato una trasformazione radicale: dai party con Andy Warhol e i Sex Pistols alla devozione per il rito tridentino e l’amicizia personale con Joseph Ratzinger.
La principessa, oggi 65enne, è ben più di un’aristocratica devota. È una esperta culturale con un’agenda politica. Il suo palazzo romano ospita serate in cui si discute — con tono da salotto ma posta altissima — dell’identità della Chiesa, del ruolo della liturgia, della famiglia, dell’Europa cristiana. E sebbene non abbia un voto in Conclave, sa benissimo come influenzare chi lo ha.
In parallelo ai lavori ufficiali del Conclave, Roma pullula di cene e incontri riservati. Al Circolo della Caccia, club aristocratico riservatissimo nel cuore della città, principi e marchesi (quasi tutti con un papa nell’albero genealogico) ricevono cardinali per discutere — ufficiosamente — di alleanze e orientamenti.
«Non solo Gloria ha aperto il suo salotto», confida il principe Stefano Pignatelli di Cerchiara, discendente di papa Innocenzo XII. «In molti ambienti si sta cercando di riportare la Chiesa su un certo binario tradizionale, nel rispetto della nostra eredità». E l’eredità, a Roma, passa ancora per certe famiglie, certi stemmi, certi santuari privati.
Fuori dai palazzi nobiliari, anche tra i cardinali stessi si formano gruppi: su base linguistica, geografica o ideologica. Gli anglofoni cenano tra loro, gli africani si ritrovano alla sede dei Padri Bianchi, i tedeschi si incontrano in una sede romana della diocesi di Monaco. L’Italia, invece, come spesso accade, appare divisa, con i cardinali tricolore che si vedono in formazioni ridotte, incapaci di esprimere un candidato unitario.
Ma è proprio in questa frammentazione che figure come la principessa Gloria trovano spazio: costruiscono ponti, tessono relazioni, accolgono chi è in cerca di ascolto e orientamento. Come una sorta di “eminente regista esterna”, Gloria continua a fare quello che le riesce meglio: influenzare il corso delle cose, senza mai sedersi sul trono.
Non è un caso che fu proprio Gloria, insieme all’amica Alessandra Borghese (nipote di papa Paolo V), a suggerire a Ratzinger gli accessori più noti del suo pontificato: dal camauro alle babbucce scarlatte. Ma dietro la cura estetica si cela una visione precisa di Chiesa, che oggi cerca nuovi alleati in vista del futuro.
Che piaccia o no, il conclave del 2025 si gioca anche lontano dai mosaici vaticani. Si gioca nei palazzi dei principi, tra calici di Amarone e antifone in latino, sotto gli occhi lucidi della principessa punk diventata matriarca spirituale del tradizionalismo europeo.
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