La scomparsa improvvisa di Paolo Sottocorona, il noto meteorologo di La7, ha lasciato un vuoto nel mondo della meteorologia italiana e tra il pubblico che lo seguiva quotidianamente. Sottocorona, nato a Firenze il 17 dicembre 1947, era un uomo di rigore e sobrietà, che aveva saputo rendere le previsioni del tempo un piccolo rito quotidiano, dove la scienza si incontrava con la calma e il buon senso. Aveva costruito una carriera lunga e rispettata, iniziata nell’Aeronautica Militare, con esperienze significative come la partecipazione alla V spedizione italiana in Antartide, fino alla televisione. Proprio nel piccolo schermo diventò uno dei volti più affidabili per spiegare le previsioni del tempo con chiarezza.
Ora che il suo sorriso discreto non accompagna più le mattine degli italiani, molti si chiedono: chi potrà davvero raccogliere la sua eredità?
Sul piano personale, poco si sa della sua vita privata. Era notoriamente riservato e teneva lontano dai riflettori tutto ciò che non riguardava il suo lavoro. Alcune fonti menzionano una figlia adulta, ma non ci sono conferme ufficiali né informazioni su eventuali altri familiari. L’eredità materiale, dunque, resta un tema sconosciuto. Ma è forse sul piano morale e professionale che si può davvero parlare di “eredi” di Paolo Sottocorona.
Nel corso della sua carriera, Sottocorona aveva incarnato un nuovo modo di fare meteorologia che oggi sembra quasi controcorrente. Infatti, rifiutava gli allarmismi, le espressioni sensazionalistiche e i toni drammatici che spesso dominano le previsioni moderne. “Meglio un falso allarme che una sottovalutazione”, diceva, ma sempre con equilibrio e rispetto per il pubblico. La sua eredità professionale si trova quindi in chi continua a difendere il valore della precisione, della misura e della chiarezza. Giovani meteorologi, divulgatori e comunicatori scientifici che spiegano il clima e il tempo con pacatezza possono considerarsi suoi eredi ideali.
Anche i suoi colleghi di La7 — molti dei quali lo hanno ricordato come un uomo mite, attento e profondamente umano — portano avanti parte del suo spirito. Non è un’eredità fatta di beni o di documenti, ma di esempio e metodo. Perché il vero lascito di Sottocorona è un modo di guardare al cielo e alla scienza: con curiosità, rispetto e serenità.
Forse, allora, i suoi eredi non saranno soltanto meteorologi. Saranno tutte quelle persone — professionisti, studenti o semplici spettatori — che, ricordando la sua voce calma e le sue mani che tracciavano linee invisibili sulle mappe, continueranno a guardare il cielo con lo stesso sguardo lucido e gentile che Paolo Sottocorona ci ha insegnato.
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