Dall’attrice al debutto narrativo. Elda Alvigini svela il romanzo “Inutilmentefiga”, un gioco di auto-fiction su una donna che sceglie la strada sbagliata, ma senza perdere l’ironia.
Elda Alvigini, volto noto di cinema, teatro e televisione, fa il suo ingresso nel mondo della narrativa con “Inutilmentefiga”, romanzo di esordio che fonde auto-finzione, ironia e riflessione intima. Il titolo, che è una parola unica e inviolabile, descrive una condizione dell’essere, una weltanschauung che ha a che fare con un sentire profondo: il sapere qual è la cosa giusta da fare e scegliere, inevitabilmente, quella sbagliata, senza mai perdere il sorriso e la spinta a sognare, nonostante i fallimenti.
Dopo il successo dello spettacolo teatrale (campione di incassi al Piccolo Eliseo di Roma nel 2013) l’attrice / autrice ha colto la sfida di trasformare “Inutilmentefiga” in un’opera narrativa completamente nuova, libera dai vincoli della scena. Attraverso un sapiente gioco tra episodi autobiografici e invenzione romanzesca, Alvigini dà vita a una protagonista che porta il suo stesso nome, ma che diventa un personaggio letterario a tutti gli effetti. Ne emerge il ritratto di una donna coraggiosa e libera, che rifiuta le etichette e si misura con relazioni complicate, amori irrisolti e momenti di rinascita in un libro che diverte, commuove e, soprattutto, fa sentire meno soli.
Abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche battuta con l’autrice di Inutilmentefiga – vi riportiamo di seguito quanto emerso.
Quanto c’è di te e quanto di finzione nella protagonista?
“Molta, molta finzione in realtà, mi interessava scrivere un romanzo, non un’autobiografia o un diario intimo. Se avessi chiamato la protagonista Pupilla (nome strano ed originale come quello della protagonista del romanzo) il dubbio su cosa fosse vero e cosa inventato non sarebbe venuto a nessuno. Ma così penso sia più divertente per il lettore che crede sia tutto vero. Come viene detto in seconda di copertina è auto-fiction”.
Dopo il successo teatrale, cosa ti ha spinta a trasformare Inutilmentefiga in un romanzo?
“Qualcuno mi ha detto ‘perché non scrivi il romanzo?’ e un po’ perché mi ha spiazzata e un po’ perché amo le sfide, mi ci sono messa. Tra l’altro ci tengo a dire che il romanzo è molto diverso dallo spettacolo, ciò che li unisce è la protagonista, Elda, Inutilmentefiga a teatro tanto quanto nel romanzo”.
Cosa significa per te essere “inutilmente figa” oggi?
“Inutilmentefiga tutto attaccato mi raccomando! Proprio perché non è qualcosa che si possa declinare diversamente se non così, in un’unica parola perché è una weltanschauung, qualcosa che ha a che fare con un sentire più profondo. È qualcosa che ti spinge sempre a cercare, a sognare, anche se si sono collezionati fallimenti e delusioni. Oggi sono sicuramente più attenta alle persone che incontro e alle cose che scelgo di fare, le esperienze della vita mi hanno resa ‘cinicamente ottimista’”.
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