Dal finale simbolico di Greenland al sequel “Migration”: analisi, teorie e curiosità sul film catastrofico con Gerard Butler.
“Greenland” non è il solito film catastrofico pieno di esplosioni e effetti speciali fine a se stessi. È, prima di tutto, una storia sulla famiglia e sull’istinto di sopravvivenza (il sottotitolo nella locandina dice moltissimo “Se non puoi salvare il mondo, proteggi la tua famiglia”).
Diretto da Ric Roman Waugh e con un protagonista d’azione come Gerard Butler in una veste più drammatica, il film del 2020 ci ha tenuti con il fiato sospeso fino all’ultimo fotogramma. Ma cosa succede esattamente nel finale? E cosa possiamo aspettarci dal sequel, “Greenland: Migration”? Scaviamo oltre la superficie.
Il finale di Greenland: un nuovo inizio o un’ultima illusione?
Dopo un viaggio disperato attraverso un’America sull’orlo del collasso, la famiglia Garrity – John, Allison e il piccolo Nathan – riesce finalmente a raggiungere un bunker militare in Groenlandia. La loro fuga è solo l’inizio.
Nelle scene finali, saltiamo avanti di nove mesi. I sopravvissuti escono dal loro rifugio sotterraneo e si ritrovano in un mondo irriconoscibile, avvolto in un silenzio spettrale e ricoperto di cenere. Le città sono ridotte in macerie, la civiltà come la conoscevamo è finita. Eppure, proprio in questa desolazione, il film ci regala potenti simboli di speranza.
Il primo è il volo di due uccelli nel cielo, un chiaro richiamo alla storia biblica di Noè e all’idea di un’arca che preserva la vita. Il secondo, ancora più significativo, è la voce di un operatore radio che buca le interferenze, connettendo i sopravvissuti in Groenlandia con altri superstiti sparsi per il globo. Il messaggio è chiaro: l’umanità non è estinta. L’atmosfera si sta ripulendo e, nonostante tutto, c’è la possibilità di ricostruire.
La teoria di Reddit: e se fossero morti?
E se in realtà la speranza fosse solo un’illusione? Una teoria affascinante, circolata su Reddit e su altri forum, legge il finale in una chiave completamente diversa e decisamente più cupa.
La teoria suggerisce che la famiglia Garrity sia in realtà morta durante l’impatto del grande meteorite che distrugge l’Europa, proprio nel momento in cui il loro aereo si schianta in Groenlandia. I sostenitori di questa ipotesi fanno notare due elementi cruciali:
I flashback dei ricordi felici della famiglia che si intersecano con le scene dell’emergenza dal bunker.
Una battuta del piccolo Nathan in cui spiega che morendo si vedono i ricordi più belli, e che “se li vedi prima di morire, sei felice, ma se li vedi dopo… beh, allora sei morto”.
Secondo questa prospettiva, l’idilliaco risveglio dopo nove mesi, gli uccelli e i segnali radio non sarebbero altro che il “sogno dopo la morte” della famiglia, un’ultima, beata allucinazione che li accompagna nel trapasso, proprio come Nathan aveva teorizzato. È un’interpretazione che trasforma un finale ottimista in una tragedia shakespeariana, e che dimostra quanto il film abbia saputo scavare in profondità.
Greenland: Migration: Tutto sul Sequel
Ma a quanto pare sono solo teorie giacché il futuro della famiglia Garrity è in un sequel: “Greenland: Migration”.
Annunciato già nel 2021, il sequel ha avuto un percorso di produzione travagliato, passando attraverso problemi distributivi e un cambio di data d’uscita. Le riprese, iniziate nell’aprile 2024 tra il Regno Unito e l’Islanda, si sono concluse nel luglio dello stesso anno. Ora la data ufficiale è 9 gennaio 2026.
Il regista Ric Roman Waugh e lo sceneggiatore Chris Sparling sono confermati, così come il cast principale con Gerard Butler e Morena Baccarin. Un cambio significativo vede l’attore Roman Griffin Davis (il bambino di “Jojo Rabbit”) sostituire Roger Dale Floyd nel ruolo di Nathan, ormai cresciuto.
Il titolo “Migration” (Migrazione) suggerisce che la minaccia non è finita. Il bunker in Groenlandia non è più una soluzione permanente. I sopravvissuti dovranno intraprendere un nuovo, pericoloso viaggio attraverso un pianeta post-apocalittico, probabilmente alla ricerca di una nuova casa, di cibo o forse per sfuggire a un ambiente ancora instabile.
Il finale del primo film (al netto dell’affascinante teoria citata) ha creato le basi perfette per esplorare le sfide più dure della sopravvivenza a lungo termine: la ricostruzione di una società, le nuove minacce e i conflitti tra i superstiti. “Greenland: Migration” si prepara non solo a mostrare un mondo devastato, ma a chiedersi: cosa significa essere umani quando tutto è andato perduto?
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