Cultura

Nel corpo i segreti che non diciamo: perché Il ladro di tatuaggi colpisce così forte

Ne Il ladro di tatuaggi di Rosa Maria Rossoni il corpo diventa linguaggio e ossessione: un thriller psicologico cupo, tra provincia comasca e mente del killer.

Ci sono thriller che cercano di spaventare, e poi ci sono quelli che fanno una cosa diversa, più sottile e molto più inquietante: si insinuano nella nostra idea di corpo, di identità, di ciò che scegliamo di mostrare e di ciò che proviamo a nascondere.
Il ladro di tatuaggi, il nuovo romanzo di Rosa Maria Rossoni, appartiene senza dubbio a questa seconda categoria. L’idea dello “shock” non è mai fine a sé stessa: il libro lavora per accumulo, per simboli, per piccoli indizi che riguardano la pelle, le cicatrici, i segni che decidiamo di portarci addosso.

Ed è proprio questa ossessione per il tatuaggio – e per ciò che rappresenta – a diventare il fulcro del romanzo. Rossoni non utilizza i tatuaggi come semplice estetica noir: nel suo killer assumono una funzione narrativa precisa, quasi rituale. La pelle delle vittime non è solo un luogo del delitto: diventa un archivio, un linguaggio. Qualcosa che il killer pensa di poter decifrare, rubare, ricomporre.

E da lì, inevitabilmente, tutto cambia.

La provincia come un labirinto mentale

La storia si muove tra i paesi della provincia comasca, un territorio che nell’immaginario collettivo è quieto, ordinato, perfino rassicurante. Rossoni lo sovverte in modo chirurgico: la calma apparente diventa la linea di contrasto ideale con le mutilazioni dei cadaveri ritrovati, con l’eco delle indagini dell’ispettrice Doriani e dell’ispettore capo Testa.

Quando il luogo è tranquillo, il male risulta ancora più violento.
E quando il male è “firmato”, come nel caso di questo killer, diventa quasi impossibile staccarsene.

Il killer che parla – e il lettore costretto ad ascoltare

Uno degli elementi più riusciti del romanzo è il punto di vista alternato. Non seguiamo solo l’indagine: seguiamo lui.
La voce dell’assassino non è fatta per cercare comprensione.
È una voce cruda, disturbante, priva di filtro. Una voce che sembra voler convincere il lettore della propria logica mentre, in realtà, scivola pagina dopo pagina in un abisso familiare e psicologico che spiega senza giustificare, racconta senza redimere.

Questa ambiguità è il motore del libro.

Quando un thriller ti fa dubitare dei confini tra la normalità e la follia, vuol dire che sta funzionando.

Perché ci colpisce così tanto?

Perché tocca un nervo scoperto della nostra epoca:
il corpo come identità.

I tatuaggi sono, per molti, un modo per dire al mondo chi siamo; nel romanzo diventano la prova definitiva della follia del killer, che vuole appropriarsi di ciò che non potrà mai avere: l’identità altrui.

È un tema attuale, pop, quasi sociologico, che Rossoni trasforma in un meccanismo narrativo teso e senza sbavature, in un romanzo cupo, compatto, psicologico – in poche parole,  difficile da dimenticare.

Scheda libro – Il ladro di tatuaggi

Titolo: Il ladro di tatuaggi

Autrice: Rosa Maria Rossoni

Genere: Thriller psicologico / serial killer

Ambientazione: Provincia comasca

Trama: una serie di giovani donne viene ritrovata brutalmente mutilata
nella provincia di Como. L’ispettrice Doriani e l’ispettore capo Testa capiscono
subito di avere a che fare con un serial killer. Mentre le indagini si inceppano
tra piste sbagliate, è lo stesso assassino a raccontarsi in prima persona:
senza filtri, svela la sua ossessione per i tatuaggi e una follia che affonda
le radici in una storia familiare tormentata.

L’autrice: Rosa Maria Rossoni (classe 1965) vive a Vertemate con Minoprio,
in provincia di Como. Ha pubblicato il libro per bambini
Le avventure di Lucio il bruco (2017), il romanzo Il manuale di Eugenio (2019)
e il thriller psicologico L’albero (2021).

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