La ayahuasca è una bevanda psichedelica rituale. Ma quanto è davvero sicura? E perché può essere pericolosa, anche quando usata con buone intenzioni?
Perché parlare di ayahuasca su un sito dedicato al mondo dello spettacolo in primis? Ne scriviamo su nonsolo.tv perché Raz Degan ne ha parlato durante la sua intervista a Belve, in questi termini, dopo aver detto di farne uso: “Non è una droga, è un allucinogeno. Ti può illuminare, come ti può portare dentro l’inferno. A me ha aiutato”.
D’altra aprte, la ayahuasca significa cose diverse a seconda di chi la nomina. Per molte comunità indigene dell’Amazzonia, è una bevanda sacra, centrale in pratiche spirituali e curative. Per altri, spesso occidentali attratti dalla cultura del benessere alternativo, è una sostanza psichedelica potente, in grado di alterare la coscienza e offrire esperienze intense, a volte scambiate per risposte spirituali. Per chi studia o soffre di alcune condizioni psichiatriche, invece, rappresenta una possibile via terapeutica, ancora tutta da esplorare.
Parlare di ayahuasca è complicato. Le conversazioni su di essa si intrecciano con cultura, medicina, spiritualità, turismo e legalità. Ma prima di addentrarci in parte di questi dibattiti (che meriterebbero con ogni probabilità di essere trattati in un libro) vale la pena tornare alla domanda base: cos’è esattamente l’ayahuasca? E, soprattutto, è sicura?
Le origini e la composizione dell’ayahuasca
L’ayahuasca è un decotto tradizionale a base di piante amazzoniche, ottenuto principalmente facendo bollire la liana Banisteriopsis caapi con foglie di Psychotria viridis. Queste piante contengono DMT (dimetiltriptamina), una sostanza psichedelica molto potente che, da sola, verrebbe rapidamente metabolizzata dal corpo umano. Ma le ?-carboline contenute nella liana inibiscono questo processo, permettendo alla DMT di agire più a lungo e con maggiore intensità.
In Sud America, la preparazione e l’assunzione dell’ayahuasca sono pratiche ancestrali, affidate a figure come lo sciamano o il curandero (la versione moderna dello sciamano). All’interno di questi rituali, la bevanda ha un significato spirituale profondo. Fuori da questi contesti, la DMT può essere assunta in altri modi — fumata, inalata o iniettata — ma il consumo perde il suo carattere cerimoniale, esponendo l’utente a maggiori rischi.
Molte persone si avvicinano all’ayahuasca nella speranza di vivere un’esperienza positiva, spesso descritta in termini di “guarigione” o “illuminazione”. Ma anche chi parte con le migliori intenzioni deve fare i conti con gli effetti collaterali, che non sono affatto rari.
Una delle ricerche più estese sull’argomento, il Global Ayahuasca Survey, ha raccolto testimonianze da oltre 10.000 persone. Secondo i dati, circa il 70% dei partecipanti ha riportato sintomi fisici durante l’assunzione, tra cui nausea e vomito, considerati quasi inevitabili. In molti hanno descritto anche diarrea, dolori addominali, febbre, tachicardia, sudorazione intensa e, in alcuni casi, disidratazione.
La componente psicologica, però, è quella che colpisce di più. Più della metà degli intervistati ha vissuto momenti di grande disagio emotivo nei giorni e nelle settimane successive all’esperienza. Alcuni hanno riferito allucinazioni persistenti, senso di solitudine, ansia, tristezza profonda e pensieri angoscianti. Per alcuni, questi stati sono stati tanto gravi da richiedere un supporto psicoterapeutico.
Eppure, paradossalmente, molti di questi stessi partecipanti hanno dichiarato di interpretare anche gli aspetti più disturbanti come parte di un processo positivo. Secondo il sondaggio, quasi il 90% ha considerato queste esperienze intense ma utili per la propria crescita personale. Una lettura che, però, non cancella i rischi, né li rende meno concreti.
Un elemento cruciale sembra essere il contesto. Chi assume l’ayahuasca in un ambiente controllato, magari con un accompagnamento esperto e motivazioni spirituali radicate, tende a riportare meno effetti negativi. Al contrario, chi si avvicina alla sostanza in modo improvvisato o in cerca di sensazioni forti può trovarsi impreparato ad affrontare l’impatto emotivo dell’esperienza.
L’ayahuasca non crea dipendenza nel senso classico, ma questo non significa che sia innocua. Gli effetti sul sistema cardiovascolare — in particolare l’aumento di pressione e frequenza cardiaca — possono rappresentare un pericolo concreto per chi ha problemi al cuore o assume farmaci incompatibili. Altri eventi gravi, seppur rari, comprendono perdita di coscienza, difficoltà respiratorie, crisi epilettiche e, nei casi peggiori, coma. Il pericolo aumenta se la DMT viene assunta insieme ad alcol o altre sostanze, o se la persona ha disturbi psichiatrici preesistenti.
Da non sottovalutare sono anche le interazioni farmacologiche. Alcuni medicinali, come antidepressivi, oppioidi, farmaci per il Parkinson, sciroppi per la tosse e prodotti dimagranti, possono provocare reazioni pericolose se combinati con l’ayahuasca. Una di queste è la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente fatale che può causare agitazione, tremori, febbre alta e perdita di coscienza.
La preparazione artigianale della bevanda, basata su tecniche tradizionali come la bollitura delle piante, rende difficile prevedere la concentrazione di DMT presente, aumentando ulteriormente l’imprevedibilità dell’effetto (e questo è un problema comune anche ad altre droghe: sai quanto principio attivo c’è nella pasticca di ecstasy che assumi? Per certo no, non lo sa nemmeno il tuo pusher). È un aspetto che andrebbe tenuto ben presente da chi considera l’ayahuasca come un’alternativa terapeutica “naturale”.
Un futuro terapeutico per la DMT?
Nonostante i pericoli, la DMT continua a suscitare interesse nel campo della medicina. Alcuni studi preliminari suggeriscono che potrebbe avere effetti benefici su disturbi come depressione resistente, dipendenze, disturbi alimentari e PTSD. Si parla anche di possibili proprietà neuroprotettive e neuro-rigenerative.
Tuttavia, la ricerca è ancora agli inizi. Negli Stati Uniti, dove la DMT è classificata come sostanza illegale (Schedule I), gli studi sono rallentati dalla burocrazia e dalla mancanza di fondi pubblici. E anche in Europa, la situazione è complessa: in molti paesi l’ayahuasca è vietata, mentre in altri è tollerata solo in contesti religiosi specifici.
Nel frattempo, la FDA ha riconosciuto il potenziale di altre sostanze psichedeliche, come la psilocibina e l’MDMA, etichettandole come “terapie innovative” per il trattamento di depressione e stress post-traumatico. Una designazione che accelera i tempi della ricerca e apre nuove prospettive cliniche.
Per il momento, però, l’ayahuasca è ancora lontana dall’essere riconosciuta come terapia ufficiale. Anche se il suo utilizzo all’interno di cerimonie tradizionali continua a essere culturalmente significativo, l’assunzione fuori da questi contesti comporta rischi che non possono essere ignorati: l’ayahuasca non è una scorciatoia, né una panacea. È una sostanza potente che merita rispetto, cautela e una conoscenza molto più approfondita di quanto spesso le viene attribuito.
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