Il cast è cresciuto troppo e la magia è svanita. Perché l’attesissimo finale di Stranger Things rischia di non mantenere le promesse.
Manca solo un mese e mezzo all’addio a Hawkins, con l’ultima stagione di Stranger Things in arrivo su Netflix il 26 novembre. L’attesa è ai massimi livelli, ma c’è un’ombra che minaccia di offuscare questo epico finale: il tempo ha cambiato tutto, e non in meglio (va quasi sempre così, tranne con il vino, non è vero?)
L’ultima foto promozionale, quella in cui il cast ricrea un vecchio poster della serie, non è solo un tenero omaggio. È la riprova di un problema che nemmeno il Demogorgone potrebbe risolvere: quei bambini che abbiamo amato nel 2016 non ci sono più. E la magia, forse, se ne è andata con loro.
I commenti online, come spesso accade, colgono il punto con crudele precisione. “Per essere sinceri, è un crimine quanto ci è voluto per cinque stagioni. Sono passati da ragazzini di 11 anni a uomini fatti”, scrive un utente. Un altro, con un enorme numero di like, sintetizza: “Tutta questa estetica nostalgica anni ’80 funzionava quando erano bambini. Ora che ne hanno 45, non colpisce allo stesso modo”.
La battuta è esagerata, ma la sostanza è amara. Il cuore di Stranger Things batteva nel contrasto tra mostri dell’Altroverso e l’innocenza dei suoi giovani eroi. Vedere oggi Millie Bobby Brown – nel frattempo diventata moglie, madre e imprenditrice – nei panni di Eleven, o i ventenni Finn Wolfhard e Noah Schnapp che fanno finta di essere adolescenti insicuri, rischia di essere più imbarazzante (ok, fatecelo dire: cringe) che emozionante.
Ecco il prezzo che il tempo ha fatto pagare alla serie. L’età del cast, ieri e oggi:
Millie Bobby Brown (Eleven): da 12 a 21 anni
Finn Wolfhard (Mike): da 13 a 22 anni
Gaten Matarazzo (Dustin): da 14 a 23 anni
Caleb McLaughlin (Lucas): da 14 a 23 anni
Noah Schnapp (Will): da 12 a 21 anni
Natalia Dyer (Nancy): da 21 a 30 anni
Joe Keery (Steve): da 24 a 33 anni
Il problema non sono Winona Ryder o David Harbour – per loro, l’età aggiunge spessore ai personaggi. Il problema sono i “ragazzi”: i loro volti e corpi adulti spezzano l’incantesimo. Come possiamo credere che siano ancora gli stessi tredicenni in fuga dal Mostro di Sottosopra?
La narrativa ufficiale incolpa la pandemia e gli scioperi di Hollywood. È vero, il COVID-19 e la Writers Guild Strike hanno causato ritardi enormi. Ma la realtà è che Stranger Things è diventata vittima del suo successo. I budget sono lievitati, ogni episodio è un film, e le agende del cast, ormai star globali, sono un puzzle impossibile da incastrare.
Netflix e i Duffer Brothers hanno voluto a tutti i costi un finale colossale, dimenticando che l’anima della serie era nei segreti condivisi in un seminterrato e nelle corse in bicicletta al crepuscolo.
Il risultato? Ci apprestiamo a guardare un finale che, per quanto tecnicamente perfetto, rischia di sembrare la parodia di se stesso. I protagonisti indosseranno le stesse giacche anni ’80, ma non potranno nascondere di aver ormai lasciato Hawkins alle spalle. Forse, era ora di farlo anche per noi spettatori.
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