Ovunque di Meo Fusciuni: un romanzo sensoriale tra memoria, profumo e identità. Un viaggio poetico che trasforma la lettura in esperienza emotiva.
Ovunque di Meo Fusciuni non è un romanzo che si limita a narrare una storia. È piuttosto un’esperienza che coinvolge il lettore su un piano diverso, più profondo, quasi fisico. Un libro che si attraversa come si attraversa un ricordo, una fragranza, un luogo rimasto addosso anche quando non c’è più.
Il taglio più interessante dell’opera non risiede tanto nella trama, quanto nel modo in cui parola e sensorialità si fondono. Fusciuni, maestro profumiere e artista, trasferisce sulla pagina la sua visione del mondo fatta di odori, immagini, memorie e intuizioni. La scrittura diventa così un’estensione della sua poetica: un linguaggio che non descrive soltanto, ma evoca.
Il protagonista, alter ego dell’autore, intraprende un viaggio che è al tempo stesso geografico e spirituale. Dai luoghi dell’infanzia siciliana ai territori lontani attraversati negli anni, ogni tappa non è mai solo un punto sulla mappa, ma un passaggio interiore. Ovunque è un libro costruito per frammenti, per impressioni, per respiri. Non segue una linea narrativa classica, ma un flusso emotivo in cui memoria e presente si sfiorano continuamente.
Ed è proprio qui che il romanzo si distingue da molte operazioni narrative contemporanee: Fusciuni non rincorre l’urgenza del racconto, ma la qualità della percezione. Il profumo diventa metafora e al tempo stesso sostanza concreta, chiave d’accesso a un mondo dove la parola non serve solo a raccontare, ma a restituire presenza.
Nel suo intreccio di visione, introspezione e poesia, Ovunque si muove tra autobiografia e dimensione universale. Parla di assenze, di perdita, di desiderio di appartenenza, ma lo fa senza retorica. Con una delicatezza che non è mai fragile, piuttosto consapevole.
Un altro aspetto che rende il libro interessante è la sua natura “ibrida”: non è soltanto narrativa, non è soltanto poesia. È un oggetto letterario che dialoga con l’arte contemporanea, con la profumeria artistica, con la spiritualità e con il concetto stesso di identità. Una lettura che si rivolge a chi non cerca solo una storia, ma un’esperienza emotiva.
Ovunque parla anche del nostro tempo, pur senza nominarlo direttamente. Del bisogno di rallentare, di riconnettersi con il silenzio, di ascoltare ciò che resta quando il rumore si spegne. In questo senso, il libro diventa quasi un gesto controcorrente, una pausa necessaria in un panorama narrativo spesso dominato dalla velocità e dalla superficie.
Non è un romanzo da leggere distrattamente. È un libro che chiede attenzione, ma che la restituisce sotto forma di eco, di suggestione, di senso. Un libro che lascia tracce invisibili, come una fragranza che riaffiora improvvisa, lontano dal punto in cui l’avevamo incontrata la prima volta.
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