No, non sono Jane Birkin e Brigitte Bardot: la foto virale dopo la morte di B.B. è un falso storico

Negli ultimi giorni, complice la scomparsa di Brigitte Bardot, una vecchia fotografia in bianco e nero ha preso a circolare con forza sui social. Due ragazze slanciate, pantaloncini cortissimi, un’atmosfera che profuma di libertà anni Sessanta. La didascalia è quasi sempre la stessa: Jane Birkin e Brigitte Bardot, 1960. Peccato che non sia vero. Non è IA, è proprio una sbagliata attribuzione – un piccolo falso storico digitale.

La fotografia in questione è stata pubblicata nel 1960 da Life Magazine e ritrae due sorelle tedesche, Ellen e Ingrid, immortalate a Monaco di Baviera dal fotografo Mark Kauffman. Non attrici, non icone del cinema francese, ma due ragazze comuni inserite in un servizio di moda dedicato agli short shorts, uno dei trend più audaci dei primi anni Sessanta (beh, sono discretamente audaci anche oggi, lo ammettiamo).

Su Reddit, X, Instagram e Facebook l’immagine è stata ulteriormente rilanciata, senza alcuna verifica, attribuita a Birkin e Bardot come se fosse un fatto assodato (le verifiche, abbiamo visto, non appartengono al web). Ma negli archivi fotografici di Life – da cui è per certo tratta questa foto – non esiste alcuna traccia di un servizio con le due attrici insieme. Né nel 1960, né prima, né dopo. Birkin e Bardot non hanno mai posato insieme per la rivista. Parliamo di mitologia digitale, costruita per stratificazioni successive.

Birkin e Bardot, un legame a doppio filo

Che il falso funzioni, però, ha le sue rgioni. Un legame reale tra Birkin e Bardot è esistito e approfittiamo dell’occasione per ricostruirlo.

Le due si incontrano sul set di Una donna come me, coproduzione italo-francese diretta da Roger Vadim, primo marito di Bardot e autore, pochi anni prima, di E Dio creò la donna. In una scena rimasta celebre, le due protagoniste si ritrovano nude sotto le lenzuola, in un momento sospeso tra imbarazzo e complicità. Non è solo cinema: dietro c’è una storia emotiva intricata.

Brigitte Bardot aveva infatti amato Serge Gainsbourg prima di Jane Birkin. E fu proprio Bardot a chiedergli, una notte, di scrivere “la più bella canzone d’amore di sempre”. Nacque così la leggendaria Je t’aime… moi non plus. Bardot la incise, poi si tirò indietro, temendo la reazione del marito di allora, Gunter Sachs. Gainsbourg la chiuse in un cassetto, consapevole di avere tra le mani qualcosa di enorme.

Quando si innamorò di Jane Birkin, fu naturale riaprire quel cassetto. La canzone cambiò voce, non anima. Lo ha raccontato la stessa Birkin in un’intervista al Corriere: una registrazione rapida, quasi istintiva, nello studio Fontana di Londra, a Marble Arch. Poi Parigi, un albergo in rue des Beaux Arts, lo stupore degli avventori al ristorante. “Beh, abbiamo una hit”, disse Gainsbourg. Ridevano entrambi. Il titolo, Ti amo… neanche io, riprendeva una battuta di Salvador Dalì, ed era già un manifesto.

Ecco perché la confusione attecchisce. Perché Birkin e Bardot, anche senza una foto insieme, sono state davvero legate da un filo sottile fatto di cinema e musica, desiderio e passaggi di testimone emotivi. Ma proprio per questo vale la pena fare chiarezza su cos’è vero e cosa non lo è: le storie vere, quando sono già così dense, non hanno bisogno di essere ritoccate.


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