JoJo Rabbit, il Reich attraverso gli occhi di un bambino

29 Gennaio 2020 Off Di Cristina Pezzica
JoJo Rabbit, il Reich attraverso gli occhi di un bambino

JoJo Rabbit, la storia degli ultimi colpi di coda del Reich visti con gli occhi di un bimbo

Arriva al cinema JoJo Rabbit, una commedia drammatica a firma di Taika Waititi e ambientata nel Terzo Reich.

JoJo Rabbit inizia nel 1945 in una città tedesca, presumibilmente Berlino. Dopo anni di combattimenti, la guerra è arrivata agli ultimi colpi. Ma la prosopopea nazista in patria è ancora fortissima, come ci dimostra il piccolo protagonista.

Johannes, soprannominato JoJo (Roman Griffin Davis) è un bambino di dieci anni che adora Hitler e sogna di poterlo un giorno incontrare, lavorare con lui. Perfino il suo amico immaginario ha le fattezze del Furher, o meglio del Furher come lo vede Jojo; incoraggiante, spiritoso, gentile e quasi pagliaccesco.

JoJo è cresciuto respirando gli ideali del Nazismo, anche se è troppo piccolo per capire davvero la terribile realtà che si cela dietro a questa parola. Dopo la morte del padre (accusato di essere un disertore) e della sorella, stroncata da un’influenza, JoJo vive solo con la sua eccentrica ma affettuosa mamma Rosie (una Scarlett Johansson all’apice della bravura).

Durante una riunione degli Hitler-Jugend (Gioventù Hitleriana), al ragazzino viene ordinato di uccidere a bruciapelo un coniglietto innocente. JoJo non ha il coraggio di compiere il gesto e, da quel momento, viene crudelmente ribattezzato JoJo Coniglio e accusato di essere un vigliacco.

Per dimostrare il suo valore, il piccolo tenta così di lanciare una granata, rimanendo gravemente ferito; nell’incidente si procura una lesione a una gamba che lo lascia claudicante e alcune profonde cicatrici sul volto. Come se non bastasse la vergogna e l’umiliazione per le ferite riportate, JoJo un giorno fa una scoperta sconcertante. Nascosta in un anfratto di casa sua vive, infatti, una ragazza ebrea che Rosie, la madre di JoJo, ha aiutato a fuggire dalla Gestapo.

Il ragazzino è sconcertato di fronte a questa inaspettata novità e il suo rapporto con Elsa è dapprima molto teso. Ma passando più tempo con lei, JoJo incomincerà a rendersi conto che l’ebrea di fronte a lui non è il mostro di cui parlano gli adulti, e tutte le sue certezze cominceranno a crollare…

Coinvolgente, dinamico e visionario, JoJo Rabbit è riuscito in un’impresa non facile. Di film sulla Seconda Guerra Mondiale e il Reich ne esistono molti; ma combinare con efficacia un registro “leggero” con una pagina così drammatica della Storia è una sfida considerevole. A fare da ponte fra le due tonalità del film (quella umoristica e quella drammatica) è un humor “nero” che non ha paura di osare. Il risultato è un film di altissima qualità, ma che fa tanto, troppo male al cuore.

La regia magistrale riesce a far sì che la storia scorra senza tempi morti. La sceneggiatura è brillante e ha una forte componente immaginifica. Infatti il film non è solo la storia di JoJo, ma racconta la sua quotidianità come può viverla e vederla un bambino di dieci anni. Situazioni grottesche e imprevedibili, una recitazione sopra le righe da parte di tutto il cast, e una fotografia volutamente spettacolare fanno di JoJo Rabbit un film da non perdere.