Coronavirus, il commovente post dell’ex Trio Medusa: “Era mio padre. Quello della foto un po’ sfocata nei necrologi di ieri”

17 Marzo 2020 Off Di NonSolo.Tv
Coronavirus, il commovente post dell’ex Trio Medusa: “Era mio padre. Quello della foto un po’ sfocata nei necrologi di ieri”

In questi tempi di Coronavirus, non si parla d’altro.

Come avrete notato, abbiamo provato e proviamo a parlarne il meno possibile – ma certe volte ci è impossibile per come il virus si intrecci anche col mondo dello spettacolo (come con tutti gli aspetti delle nostre vite).

Ma veniamo alla notizia.

Molti di voi avranno visto il video che vi proponiamo di seguito, con dieci pagine de l’Eco di Bergamo (quotidiano della città maggiormente colpita dal Covid-19) dedicate a necrologi delle vittime di questo infame virus:

E così nella giornata di ieri Gabriele Corsi, ex del Trio Medusa, ha dedicato un post sul suo Instagram a queste vittime.

Un post per sensibilizzare chi crede che il virus colpisca solo i vecchi, solo i malati o che sia un virus che non uccida con frequenza.

Perché in realtà dall’inizio della pandemia ha ucciso in Italia oltre 2000 persone (più di qualsiasi altro cataclisma che abbia colpito il nostro Paese).

Padri, madri, zii, nonni.

Di seguito, il post di Gabriele Corsi:

 

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Era mio padre. Quello della foto un po’ sfocata nei necrologi di ieri. Era mio padre. Lo ricordo con una barba nera nera che mi insegnava a dare calci a un pallone nel parco sotto casa. Era mia madre. Quella signora elegante morta da sola in ospedale perché non si poteva entrare. Il dolore più grande. Lei. Da sola. Era mia madre. Che mi faceva posto nel letto grande quando avevo la febbre e mi sembrava, sempre, l’unica cura possibile. Era mio zio. Quel signore con gli occhiali che se n’è andato tra i tanti ieri. Era mio zio. Lo stesso che mi portava a giocare con i modellini di aerei e mi faceva volare restando con i piedi a terra. Era mia zia. La signora senza foto. Solo data di nascita e di morte. Era mia zia. Perché non possiamo neanche andare a casa sua a cercare una polaroid che la ritragga. Lei che a Natale mi ha regalato la prima macchina fotografica. Erano mio padre. Erano mia madre. Erano i miei zii, i miei vicini, i genitori, i parenti dei miei amici. Quelli che, adesso, non possiamo piangere. Quelli che, adesso, non possiamo abbracciarci per lenire il dolore. Quelli che tu non sai chi sono. Ma io sì. Quelli che, per qualcuno, sono “muoiono solo i vecchi”, “sì, ma erano già malati”, “ne muoiono molti di più per altre cause”. E, se sei tra quelli, vuol dire che questo, tutto questo, non ti ha davvero insegnato niente.

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