Rudy Giuliani e i messaggi personalizzati: da uomo di punta del partito Repubblicano ai video a 199 dollari

30 Agosto 2021 Off Di roberto
Rudy Giuliani e i messaggi personalizzati: da uomo di punta del partito Repubblicano ai video a 199 dollari

Rudolph Giuliani è noto per essere stato sindaco di New York e anche per aver dimostrato negli ultimi anni grande fedeltà all’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tuttavia, i tempi recenti non stanno sorridendo molto al politico USA, che si ritrova a dover affrontare una causa per diffamazione multimilionaria in seguito ai suoi tentativi di minare le elezioni presidenziali statunitensi (che hanno visto poi la sconfitta di Trump e l’elezione di Joe Biden a presidente, ndr).

Proprio per far fronte a queste spese, Rudy Giuliani sembra aver trovato un nuovo potenziale flusso di guadagni. Si tratta di videomessaggi personalizzati dell’esponente del Partito Repubblicano, che ha aderito a Cameo, un servizio che vende video personalizzati registrati da celebrità. Gli utenti possono pertanto acquistare i videomessaggi realizzati dall’ex sindaco di New York, oggi 77enne.

“Ciao. Sono Rudy Giuliani e io sono su Cameo” dice Giuliani in un video pubblicato martedì sulla sua pagina Cameo. “Se c’è un problema che vuoi discutere o una storia che vorresti ascoltare o condividere con me, o un saluto che posso portare a qualcuno che possa portare felicità alla sua giornata, sarei davvero tanto felice di poterlo fare”, aggiunge il politico statunitense.

Il prezzo di ogni videomessaggio di Rudy Giuliani è di 199 dollari, pari a circa 169 euro al cambio attuale.

Il 24 giugno, l’ex avvocato del presidente Trump è stato sospeso dall’esercizio della professione forense a New York in seguito ai suoi sforzi nel sostenere l’azione ribelle del tycoon, convinto a non accettare i risultati delle elezioni del 2020. La sua licenza legale a Washington DC è stata sospesa poco dopo. Inoltre, come accennato, Giuliani sta anche affrontando una causa per diffamazione da 1,3 miliardi di dollari: la società Dominion Voting Systems lo ha accusato di aver “messo in piedi e diffuso” una teoria del complotto riguardanti i dispositivi per il voto della società stessa.