Boss in incognito è un programma Rai in onda in prima serata e condotto da Max Giusti al quale partecipano solitamente direttori di aziende che appunto in incognito lavorano al fianco dei dipendenti in modo tale da poterli conoscere per bene e soprattutto conoscere alcune importanti informazioni che li riguardano. Il protagonista della terza puntata è Angelo Pinto, ma esattamente chi è e cosa sappiamo su di lui?
Chi è Angelo Pinto di Boss in Incognito
Angelo Pinto, protagonista del terzo appuntamento di Boss in Incognito, è il direttore generale della Pinto srl ovvero un’azienda che si occupa di produrre sistemi oscuranti, porte a soffietto, tapparelle e box doccia. Un’azienda con alle spalle 30 anni di esperienza e la presenza di ben tre stabilimenti in Italia di cui uno a Fidenza, uno a Mediglia e uno a Polla. All’interno della Pinto srl lavorano ben 200 dipendenti e i prodotti realizzati ogni giorno sono circa 300.000 arrivando ad un fatturato annuo di 80 milioni di euro. Il dirigente dell’azienda nel corso della sua partecipazione al programma si è impegnato a lavorare al fianco dei suoi dipendenti nello stabilimento sito in Campania. Ed in particolare si è occupato di collaborare con la dipendente Tanya nella realizzazione dei box doccia, con Selene nell’assemblaggio delle tapparelle e con Christian per la realizzazione delle tapparelle. In ultimo Pinto in incognita ha lavorato anche con Carmen per la scelta dei colori da utilizzare. In questo modo Pinto ha potuto comprendere quali sono i punti di forza della sua azienda e quali invece i punti sui quali sottoporre la propria attenzione.
Anche Max Giusti in incognito tra i dipendenti
Oltre che Angelo Pinto ecco che in alcune occasioni anche il conduttore Max Giusti è sceso in campo lavorando al fianco di alcuni dipendenti, ovviamente sempre in incognito. Ai lavoratori però per non far nascere alcun sospetto è stato detto che all’interno dell’azienda si stava girando un nuovo factual intitolato “Missione lavoro” e legato proprio al mondo dell’imprenditoria e del lavoro. L’obiettivo è stato ovviamente quello di evitare che i dipendenti possano appunto aver avuto dei sospetti.
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