Lo chiamavano Jeeg Robot: dove è stato girato? Come finisce? Location, finale e ipotesi sequel

Gabriele Mainetti, regista romano, fa il suo debutto alla regia con il lungometraggio “Lo chiamavano Jeeg Robot.” Una delle scelte cruciali di Mainetti è stata la selezione accurata delle location, dando vita a un’opera che offre un’immersione visiva nelle strade e piazze di Roma, con protagonisti Claudio Santamaria e Luca Marinelli.

Lo chiamavano Jeeg Robot cosa sappiamo

Lo chiamavano Jeeg Robot rappresenta il film d’azione e fantascienza che ha segnato l’esordio di Gabriele Mainetti dietro la macchina da presa. Il film, ora disponibile su digitale terrestre, ci offre un’occasione per esplorare le location che hanno fornito lo sfondo a questa avventura. Ambientato interamente in Italia, il film ci porta attraverso una città, Roma, che diventa il palcoscenico unico delle vicende di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), affiancato da Ilenia Pastorelli nei panni di Alessia e Luca Marinelli, il villain conosciuto come Lo Zingaro.

Gabriele Mainetti ha scelto Roma, la città eterna, come sfondo principale per il suo primo film. La capitale italiana, visivamente predominante nella narrazione del regista, accoglie i toni fantasy che si mescolano sapientemente con il tessuto urbano. Le prime scene del film ci portano a Fiumicino, precisamente su via Gaetano Rosselli Lorenzini, e la fuga continua attraverso viale delle Arti. L’abitazione del protagonista è situata in periferia, su via dell’Archeologia, mentre il luna park visitato dai protagonisti si trova a Torvaianica.

La location del lungometraggio

Il centro commerciale Cinecittadue e la Piazza di Porta San Paolo fungono da sfondi iconici per le gesta del protagonista, che si trova a confrontarsi con i suoi nuovi e strani superpoteri. Gabriele Mainetti abilmente sfrutta la realtà della città per inserire elementi fantastici, creando una Roma in cui il confine tra possibile e impossibile si sfuma. Il trailer del film ci offre un’anteprima dei toni e dello scenario che si sposano con il fascino intrinseco di Roma, tra le sue strade, vie e piazze.

Il palazzo in via del Piscaro si rivela il contesto perfetto per Mainetti, che vi crea scene d’azione e inseguimenti, completando così l’atmosfera unica di “Lo chiamavano Jeeg Robot.”

Il finale e l’ipotesi sequel

Il finale di “Lo chiamavano Jeeg Robot” rappresenta la completa metamorfosi di Enzo. Da criminale isolato e disilluso, diventa un eroe determinato a utilizzare i suoi poteri per il bene comune. L’adozione dell’identità di Jeeg simboleggia il suo riscatto e la redenzione, mostrando un impegno deciso verso l’utilizzo positivo delle sue capacità straordinarie.

La maschera di Jeeg, confezionata da Alessia, diventa un simbolo potente nel finale del film. Per ora il regista esclude ipotesi sequel.


Clicca qui per seguire NonSolo.TV su Instagram
Clicca qui per seguire NonSolo.TV su Google News