Giulio Base ha portato in anteprima a Locarno il film Il Vangelo di Giuda: un nuovo sguardo sul traditore per eccellenza, tra compassione, colpa e perdono.
Alla 77ª edizione del Festival di Locarno, Giulio Base ha portato in anteprima mondiale Il Vangelo di Giuda, film che ribalta la prospettiva sul personaggio biblico più discusso, a partire proprio dall’omonimo vangelo apocrifo. Nel podcast Non è più domenica di Matteo Fantozzi e Rocco Di Vincenzo, Base ha raccontato emozioni e curiosità legate al progetto, spiegando il desiderio di raccontare Giuda con compassione e comprensione, senza santificarlo ma cercando di comprenderne la complessità.
“Non ci sarebbe stato il Cristianesimo se non ci fosse stato il tradimento di Giuda”, ha fatto notare Base, portando alla luce il paradosso che del cristianesimo è base: “È ipocrita amare il cristianesimo e odiare Giuda”. Parole ispirate anche da Borges, che il regista cita come riferimento culturale e letterario.
Nel cast spicca il leggendario attore italo-americano Abel Ferrara, che Base definisce “un genio”, lasciato libero di esprimersi sul set. Ferrara ha apprezzato l’uso esclusivo di luci naturali, persino negli interni illuminati solo da candele, per ricreare l’atmosfera di duemila anni fa.
Il film, sottolinea il regista, vuole essere “povero per i poveri”, in linea con il messaggio lasciato da Papa Francesco, e spingere a riflettere su colpa, perdono e umanità: “Volevo raccontare Giuda con compassione, senza assolverlo, ma cercando di capire le sue motivazioni e la sua fragilità”.
Oltre a parlare del film, Base ha tra le altre condiviso ricordi dei suoi inizi da attore, con gli insegnamenti di Vittorio Gassman (mattatore televisivo di giorno e di sera attore nell’Amleto) e della sua esperienza nella direzione di Mario Brega in Crack, suo (di Base) primo film alla regia e ultimo film di Brega prima della sua scomparsa.
Infine, sul perché si dovrebbe andare a vedere il suo ultimo film:
“Il Vangelo di Giuda, credo che sia molto, molto contemporaneo: cioè ti interroghi sulle tue mancanze, qualunque esse siano. Perché non è che bisogna soltanto fare chissà quale tradimento per sentirsi, appunto, degli sbagliati, ma anche quando tradisci te stesso, anche quando manchi ai tuoi proponimenti, anche quando magari dici una piccola bugia. E poi, secondo me, ha molto a che vedere con il dialogo, e ci sarebbe tanto bisogno di dialogo in questo momento di conflitti, di guerre e di schieramenti aggressivi gli uni verso gli altri. E anche un po’ di tenerezza, compassione verso gli ultimi, verso — chiamiamoli — sbagliati, verso i reietti, verso i poveracci, verso tutti questi. Perché è non solo la versione di Giuda, ma è una versione del Vangelo anche molto pauperistica”.
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