Che malattia aveva Melanie Watson (e perché verrà ricordata)

C’è una generazione che, sentendo il nome Kathy, visualizza subito una sedia a rotelle, uno sguardo gentile e un contesto – quello della televisione anni Ottanta – che iniziava a fare i conti con temi complessi senza scadere nel politically correct. Kathy era un personaggio ricorrente de Il mio amico Arnold, ed è rimasta impressa non per l’eccezionalità del suo ruolo, ma per la normalità con cui veniva raccontata.

A interpretarla era Melanie Watson, attrice che il grande pubblico ha conosciuto proprio attraverso quella parte. Una presenza discreta ma riconoscibile, inserita con intelligenza in una serie che, nel suo periodo di massimo successo, aveva iniziato ad affiancare alla comicità temi più intimi e personali. Kathy non era un personaggio messo lì per un po’ di pietismo: era un’amica di Arnold, punto.

Nessuna enfasi, nessuna lezione morale. La sedia a rotelle non definiva il personaggio, ma faceva parte del suo quotidiano, mostrato con naturalezza in un’epoca in cui la rappresentazione della disabilità in TV era ancora rara e spesso stereotipata (e a volte lo è anche oggi). Kathy comparirà con regolarità, un episodio per stagione fino alla sesta, spesso insieme alla madre, diventando una figura familiare per il pubblico.

Col tempo, Melanie Watson ha lasciato la recitazione. La sua vita ha preso un’altra direzione, lontana dai riflettori ma non dall’impegno. Negli anni successivi è stata fondatrice ed executive director di Train Rite, un’organizzazione dedicata all’addestramento di cani provenienti da rifugi, destinati ad assistere persone con disabilità.

La notizia della sua scomparsa, avvenuta venerdì 26 dicembre all’età di 57 anni, ha riportato alla memoria quel volto e quel personaggio.

L’osteogenesi imperfetta: la condizione con cui conviveva

Melanie Watson era nata con osteogenesi imperfetta, una malattia genetica rara nota anche come “malattia delle ossa fragili”. Si tratta di una patologia dovuta ad anomalie nella sintesi del collagene di tipo I, causate da mutazioni dei geni COL1A1 e COL1A2. Il collagene difettoso compromette la resistenza delle ossa e può avere ripercussioni su articolazioni, denti, udito, occhi e cute.

La trasmissione è generalmente autosomica dominante e l’incidenza stimata varia tra 1 caso ogni 20.000 e 1 ogni 50.000 nati vivi, senza differenze significative tra maschi e femmine. Esistono forme cliniche molto diverse tra loro: da quadri lievi, compatibili con una buona autonomia, fino a forme gravi o letali, legate all’incapacità del collagene anomalo di strutturarsi correttamente.

Nel caso di Melanie Watson, l’uso della sedia a rotelle faceva parte della sua quotidianità, dentro e fuori dal set. Il valore della sua presenza televisiva sta anche in questo: non recitava una condizione che le era estranea, ma mostrava – senza mai trasformarla in spettacolo – una realtà vissuta.

Per questo Melanie Watson verrà ricordata. Non solo come una ex child star degli anni Ottanta (child star in una serie nota per il protagonismo di un’altra child star – l’ottimio Arnold) ma come una figura che ha lasciato un segno sia nella memoria collettiva televisiva sia nella vita concreta di molte persone.


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